Cos’è l’approccio Umanistico?

Terapia incentrata sul Cliente

La psicologia umanistica, o Terza Forza nasce negli U.S.A. come alternativa agli approcci già collaudati e consolidati della psicoanalisi e dell’approccio cognitivo-comportamentale. 

Nel 1954, Abraham Maslow e i suoi colleghi coniarono “psicologia umanistica” dal momento che la prospettiva che questi professionisti avevano era quella di vedere la persona come tale, come una persona appunto, come un essere umano e non come un nodo da sciogliere o come delle sintomatologie cliniche. 

Ciò iniziò a dare profondità alla classica prospettiva della psicoanalisi basata sul far emergere la danza delle istanze psicologiche di Es, Io e Super-Io e fortemente soggetta ad assunzioni e interpretazioni, fredda e distaccata nell’analizzare le dinamiche psichiche del paziente (Freud, 1920; 1923).  Similarmente, la prospettiva umanistica oltrepassò anche la l’approccio cognitivo-comportamentale, il cui meccanico determinismo costringeva il paziente in un quadro sintomatologico chiuso e rigido. 

Questa seconda ondata è più collaborativa e orientata allo scopo di quanto non fosse l’approccio psicoanalitico e si basa sul trovare un equilibrio nel proprio ABC emotivo – tecnica ideata da Albert Ellis (1962), padre precursore dell’approccio cognitivo-comportamentale – per insegnare al paziente dei canoni nella gestione della propria problematica, fornendogli tecniche e strumenti per modellarsi ed esprimersi nel mondo. 

L’obiettivo di questo approccio, quindi, è quello di riconoscere e disinnescare gli Antecedent, ovvero gli antecedenti, gli eventi attivanti come una situazione, un ricordo o una percezione sensoriale tanto esterni quanto interni alla persona, i quali sono in grado di stimolare l’apparato mentale, Belief, ovvero i pensieri, le idee immotivate su se stessi e sul mondo, per poi convogliare nel Consequence, ovvero conseguenze emotive e comportamentali, innescate nella persona in un circolo autoalimentante. 

Vista la funzione chirurgica operata sul sintomo, l’approccio cognitivo-comportamentale riscosse molto successo sia dal punto di vista applicativo (sul sintomo) sia dal punto di vista scientifico. 

Tuttavia, nonostante l’inquadramento e le procedure di quest’ultimo approccio risultino molto utili, potrebbero mostrare un’importante limitazione: vedere il sintomo della persona, non la persona nella sua globalità.

Lowen, uno dei figli dell’approccio umanistico, sosteneva che il processo terapeutico dovrebbe essere “studiare le dinamiche emozionali e le caratteristiche comportamentali di un’esistenza umana piena e vitale” (Lowen, 2001), che è lo scopo della psicologia umanistica, la quale vuole studiare il modo di vivere della persona e, in uno scambio reciproco, aiutare a vivere pienamente e a viversi pienamente. 

Con l’approccio umanistico avvenne una nuova rivoluzione, ovvero, il cliente arrivato in consulto non era un paziente, un sintomo, un disturbo mentale o una delle antiche isterie di fine ‘800 (Freud & Breuer, 1892; 1895), ma semplicemente una persona con delle problematiche di vita nel momento presente, unicamente un “Cliente” venuto a chiedere la prestazione di un professionista (Rogers, 1952; 1983).  Allo stesso tempo, i padri dell’approccio umanistico, Maslow e Rogers, evidenziarono come ogni problematica ed ogni sintomo siano personali e personalizzati e di come le loro cause siano vissute in maniera unica e soggettiva.  Con la terza ondata nel processo terapeutico il ruolo del professionista inizia ad essere quello di facilitare il processo di adattamento, potenziando competenze già esistenti nella persona, portandola anche ad acquisirne delle nuove, sfruttando risorse e strategie in maniera ottimale e, perciò, aiutando il Cliente a superare il proprio senso di disagio. 

L’obiettivo della psicologia umanistica è quello di permettere al Cliente di migliorarsi come persona e aiutarlo a vivere pienamente, sostenendolo nello sperimentarsi, facendo leva tanto sulla crescita e sul cambiamento personale quanto sul potenziale positivo umano. 

La psicologia umanistica, quindi, mette in luce la necessaria centralità del Cliente, del suo vissuto, dei suoi processi e della sua esperienza in una conduzione del colloquio non direttivo o procedurale, ma basata sull’emozione, sull’esperienza e sul vissuto che la persona porta nel qui ed ora (Rogers, 1951, 1983; Maslow, 1971). 

Riferimenti Bibliografici

Ellis, A. (1962). Reason and emotion in psychotherapy. Secaucus.

Freud, S. (2007). Al di là del principio del piacere (Vol. 73). Pearson Italia Spa. – ristampa del 1920

Freud, S. (1923). L'io e l'Es., trad. di C. Musatti ad uso dell'Istituto Milanese di Psicoanalisi.

Freud, S., & Breuer, J. (1892). Studi sull’isteria.

Freud, S., & Breuer, J. (1895), Studi sull’isteria. Opere di Sigmund Freud1.

Lowen, A. (2001). Il linguaggio del corpo (Vol. 13). Feltrinelli Editore.

Maslow, A. H. (1971). Verso una psicologia dell'essere. Astrolabio-Ubaldini Editore.

Rogers, C. (1951). Terapia centrata sul cliente: pratica attuale, implicazioni e teoria. Londra: Conestabile.

Rogers, C. R. (1983). Un modo di essere: i più recenti pensieri dell'autore su una concezione di vita centrata-sulla-persona. Martinelli.

Indietro
Indietro

Sintomi

Avanti
Avanti

Come funziona l'approccio Umanistico?